Edgar Allan Poe è una colonna portante della letteratura mondiale; uno dei più importanti e influenti autori di racconti gialli e dell’orrore, considerato l’inventore del poliziesco (il suo “I delitti della Rue Morgue”, con protagonista il detective Auguste Dupin, è ritenuto il primo esempio del genere). Il nome dietro ad alcune opere fondamentali – come “Il pozzo e il pendolo” e “Il cuore rivelatore” – presenti nelle antologie scolastiche di tutto il globo; titoli indelebilmente impressi, sin dalla più tenera età, nel nostro immaginario collettivo.
Un’opera letteraria dalla popolarità incommensurabile, che il mondo del cinema e dell’intrattenimento non poteva ignorare. Sul lavoro di Edgar Allan Poe ha capitalizzato, per esempio, quel furbacchione di Roger Corman, regista e produttore specializzato in successi a basso budget, regalandoci classici dell’horror gotico come I vivi e i morti, I maghi del terrore e La maschera della morte rossa; tutti molto liberamente ispirati a opere letterarie dello scrittore di Boston. Un rapporto, quello tra il celebre autore del macabro e il cinema, che ha generato e continua a generare un considerevole numero di pellicole. Si distingue, tra le produzioni relativamente recenti, The Raven di James McTeigue, caso anomalo dove lo stesso autore diventa l’eroe della storia: Poe, interpretato da John Cusack, è coinvolto nella caccia ad un fantomatico assassino, i cui omicidi traggono ispirazione dai suoi racconti.
Un simile escamotage è alla base anche del mystery thriller The Pale Blue Eye – I delitti di West Point, disponibile su Netflix dal 6 gennaio, che vede una versione giovane del futuro scrittore coinvolta in una disturbante indagine. Il cadetto Poe (Harry Melling), studente presso la celebre accademia militare, dovrà infatti aiutare l’ispettore Augustus Landor (Christian Bale) a scoprire chi possa aver asportato il cuore dal cadavere di uno dei suoi compagni, apparentemente morto suicida. Un’inchiesta da condurre nel modo più discreto possibile, evitando di infangare il buon nome dell’accademia.
Un mystery thriller con pochi brividi
Il regista Scott Cooper (Hostiles – Ostili, Antlers – Spirito insaziabile), qui anche sceneggiatore, adatta l’omonimo romanzo di Louis Bayard calandoci in una cupa ambientazione gotico-ottocentesca, ben servita dalla fredda e livida fotografia di Masanobu Takayanagi (La ragazza di Stillwater, Swan Song). Un mistero dai risvolti inquietanti, dove sembrerebbe nascondersi dietro una matrice di natura satanica, nel rigido e austero contesto dell’accademia di West Point, non dissimile dall’abbazia scenario dei delitti de Il nome della rosa. Al centro di tutto, due anime tormentate rimaste sole al mondo: Landor vedovo e con la figlia fuggita di casa, Poe orfano di entrambi i genitori.
The Pale Blue Eye – I delitti di West Point può fregiarsi di un’atmosfera indubbiamente affascinante, degna delle migliori produzioni gotiche del succitato Corman, aiutata anche da un ottimo cast di contorno, con memorabili facce “d’altri tempi” (Toby Jones, Gillian Anderson, Timothy Spall, Charlotte Gainsbourg, Robert Duvall). Un’atmosfera purtroppo non valorizzata da una scrittura altrettanto buona; l’intrigo giallo di The Pale Blue Eye è troppo piatto e fa affidamento più del dovuto sul finale ad effetto. Inoltre, nonostante alcune incursioni nell’horror, il film si dimentica troppo spesso di costruire in modo efficace la tensione. Un mystery thriller con pochi brividi, consigliato solo a chi ha amato alla follia altre indagini dal sapore gotico come Il mistero di Sleepy Hollow e La vera storia di Jack lo Squartatore – From Hell.